Le aziende italiane che intendono investire all’estero si trovano di fronte preliminarmente ad una valutazione sulla scelta dello strumento di investimento. I due principali strumenti che un’impresa può utilizzare in via autonoma sono la stabile organizzazione o la partecipazione ad una società locale.
Residenza fantasma: l’esterovestizione una moda o un vantaggio?
La lotta tra chi tassa e chi viene tassato è un argomento sempre attuale in Italia, anche se nella costituzione (art. 53 della carta costituzionale) non si parla di lotta tra contribuente e Stato ma di capacità contributiva e garanzie per il contribuente. La ricerca spasmodica da parte del contribuente di non essere assoggettato alla tassazione italiana, porta spesso a creare delle pianificazioni fiscali degne dei migliori architetti. Stiamo parlando del fenomeno dell’esterovestizione: l’ordinamento giuridico italiano ha adottato da molto tempo ormai il principio del worldwide taxation e quello della territorialità dei redditi (i residenti sono assoggettati ad imposizione in Italia su tutti i redditi posseduti ed ovunque prodotti), concetti estremamente semplici ma che implicano un collegamento con il diritto interno, diritto comunitario e quello internazionale.
Investire in Albania? Facile, sicuro e vantaggioso.
La Cina sta attraversando un periodo di crisi: rallentamento dei tassi di crescita, costo della manodopera in aumento del 10% su base annua, burocrazia farraginosa, controlli più stringenti e un quadro normativo non lineare mettono in difficoltà gli investitori esteri. Esiste una alternativa per gli imprenditori Italiani? Si, si chiama Albania! Il Paese gode di una posizione geografica privilegiata per la sua vicinanza ai mercati europei e all’area dei Balcani, distinguendosi come polo d’attrazione per nuovi investimenti e scambi commerciali. In Albania il costo della manodopera è un terzo più basso rispetto agli altri paesi balcanici e dell’est dell’Unione Europea, basti pensare che lo stipendio medio mensile è di 230 € (per legge il salario minimo è fissato a 150 €).
La pressione fiscale sulle aziende è da sogno: per le piccole imprese si applica una aliquota del 7,5% sull’utile mentre per i soggetti che realizzano fatturati superiori a 64.500 € l’aliquota fiscale è del 15%. Read more