Il sentiero per coloro che detengono attività finanziarie all’estero (o anche in Italia) mai dichiarate al fisco si fa sempre più stretto, soprattutto per i contribuenti che hanno patrimoni negli ex paradisi di confine, Svizzera e Montecarlo. Il consiglio è quello di salire sul treno della Voluntary Bis prima che scattino gli accertamenti.
Le amministrazioni finanziarie di Roma e Berna hanno infatti sottoscritto un accordo, già in vigore di fatto dallo scorso 2 marzo che riguarda le modalità dello scambio di informazioni “di gruppo”, ovvero il delicato territorio di mezzo tra la domanda individuale e lo scambio automatico di informazioni.
In questa prima fase, quindi, l’Agenzia delle Entrate si appresta a richiedere ai colleghi d’oltralpe le liste dei contribuenti che fanno parte dei cosiddetti “recalcitrant account holders”, cioè i titolari di conto mai adeguatisi ai diktat ricevuti dagli istituti finanziari svizzeri. Infatti, a partire dall’inverno del 2014, istituti bancari, assicurazioni e fiduciarie oltreconfine avevano inviato ai clienti un form da compilare per continuare l’operatività. Il titolare-contribuente italiano avrebbe dovuto già da allora sottoscrivere una dichiarazione di piena conformità fiscale, o in alternativa comunicare l’adesione alla Voluntary Disclosure. Chi non si era adeguato si troverà ora nel mirino della “richiesta di gruppo”.
Il tempo dunque stringe per aderire alla Voluntary Bis, in quanto l’adesione alla collaborazione volontaria, la cui finestra si chiude il 31 luglio, non è però ammessa se la richiesta è presentata dopo che l’autore della violazione degli obblighi di dichiarazione abbia avuto formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell’inizio di qualunque attività di accertamento amministrativo o di procedimenti penali, per violazione di norme tributarie connesse alla procedura. Pertanto, tutti coloro che si troveranno nelle liste che gli uffici fiscali svizzeri stanno inviando ai colleghi italiani, potrebbero vedersi recapitato a breve un accertamento, con conseguente impossibilità di poter poi partecipare alla Voluntary Disclosure.
In tema di lotta all’evasione, la richiesta di gruppo in partenza per la Svizzera relativa ai “non conformi” fiscali fa il paio con l’altra iniziativa delle Entrate che riguarda gli espatriati degli ultimi sette anni.
Nelle norme sulla nuova Voluntary Disclosure c’è l’obbligo per tutti i Comuni di comunicare gli elenchi degli iscritti all’Anagrafe residenti all’estero per individuare i trasferimenti sospetti. Da questo versante, che riguarda migliaia di potenziali contribuenti in fuga, partirà la seconda tranche delle richieste di gruppo verso paradisi ed ex paradisi fiscali.
Le possibilità di non rimanere intrappolati nelle maglie del fisco italiano si fanno sempre più strette, considerando anche che dal prossimo settembre, ovvero quando la Voluntary bis sarà già chiusa, partirà lo scambio automatico di informazioni tra i Paesi, ciò significa che le informazioni messe a disposizioni tra i Paesi non sarà più collegate a liste “su richiesta”, ma riguarderà tutti i nominativi di coloro che detengono attività finanziarie oltralpe senza distinzione alcuna.
L’obiettivo del Governo, con le ultime mosse adottate, è quello di lanciare un “ultimo avviso” per i recalcitranti, mettendo a disposizione un salvagente per regolarizzare la propria posizione fiscale ed evitare di incorrere nel reato di autoriciclaggio.
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